NICOLE COCEANCIG

Sabato 19 ottobre, 21:00
Teatro Nuovo Giovanni da Udine


NICOLE COCEANCIG (Friuli)
Se il canto popolare femminile è forse l’espressione più tipica e pura della musica friulana, Nicole Coceancig ne incarna inconsapevolmente la discendenza. La voce di questa ragazza poco più che ventenne è carica di una verità ed un’immediatezza che non si apprende nei conservatori o nei licei musicali. Zohra, la protagonista dell’album tematico al quale sta lavorando, è una ragazza quattordicenne che fugge dal Pakistan e rappresenta il sogno del riscatto, della libertà e dell’emancipazione.

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INTERVISTA CON NICOLE COCEANCIG

C’è una frase intraducibile, un’espressione o parola nella tua lingua che ami particolarmente? E perché? 

Ci sono parole che non possono essere tradotte in italiano (e questo è uno dei valori di una lingua), ma un modo di dire che mi ha sempre detto mia nonne e che ho sempre cercato di preservare è “fare del bene e dimenticarsi, fare del male e ricordarsi”. È un modo di dire insito nell’etica friulana, quello di fare del bene senza pretendere nulla in cambio e, invece, di sentire il peso del male arrecato con la speranza di poter rimediare.

Quali sono 3 aggettivi con cui descriveresti la tua lingua? Perché li hai scelti?
Per me, la lingua friulana è SCHIETTA, MUSICALE e mi piace pensare anche INCLUSIVA.

SCHIETTA, perché per dire una cosa in friulano, sono a disposizione solo QUEI specifici termini e non si possono fare troppi giri di parole.

MUSICALE perché, per fare solo un esempio,  tempo fa ho sentito cantare in friulano una mia amica italo-americana… è stato così intenso che ho pensato che questa lingua sia davvero perfetta per tutti e tutte, e per tutti gli orecchi musicali.

INCLUSIVE, perché pur restando una lingua unitaria, racchiude tantissime specificità locali e culturali dei diversi territori di lingua friulana.

Alcune persone pensano che fare musica/arte in lingua minorizzata chiuda molte porte, quali sono (se ce ne sono) invece quelle che ti sono state aperte?
Tre cose:
1) Nel mio caso, più che aprirmi porte, mi ha aperto mondi… mondi di riflessione, di ricerca, di storie, di territorio, di legami fra persone della stessa terra…

2) La lingua friulana mi è stata utile nel formare e nel costruire la mia identità musicale, culturale e personale;

3) Suns Europe: anche artisticamente, mi ha dato la possibilità di partecipare a situazioni che ricercano le particolarità artistiche e non l’omologazione del grande mercato.

Potendo fare un appello a chiunque per tenere viva la propria lingua, cosa consiglieresti? Quali sono secondo te le sfide o difficoltà più grandi?
Nelson Mandela diceva: “Se parli con un uomo in una lingua a lui comprensibile, arriverai alla sua testa. Se gli parli nella sua lingua, arriverai al suo cuore”.

Come risponderesti a qualcuno che ritiene la tua lingua obsoleta?
Risponderei che finché esiste, nulla è obsoleto o superato.

Una frase per descrivere la tua musica
Mi sono venute in mente due parole: avrei voluto dire FEMMINA, ma la parola musica, forse non a caso, è già femminile. Allora direi sociale, impegnata. Penso che la possibilità che mi è stata data di fare arte debba corrispondere a un dovere: quello di un messaggio sociale di inclusione, di accoglienza e di lotta contro le ingiustizie.