Il cuore visivo è il sole che si alza da una montagna blu. Il sole come luce che svela, come energia che porta alla superficie le sottoculture, le voci dimenticate, le terre di confine.
Il sole illumina la comunità e le persone che ne fanno parte, mettendo in risalto i loro talenti, musicali e non solo. Così, tra i personaggi, troviamo figure umane che suonano strumenti o lasciano uscire note dolci direttamente dalla bocca: un canto collettivo, quasi rituale, che si diffonde armoniosamente.
Accanto a loro, compaiono figure mitologiche, come l’uomo-uccello: un essere capace di volare ma anche di camminare tra la gente. Rappresenta il legame tra cielo e terra, tra immaginario e vissuto. Perché miti e leggende abitano ancora le nostre tradizioni, fanno parte della nostra identità profonda.
Poi ci sono i lupi, simbolo del nostro lato più selvatico e ancestrale, raccolti attorno a un fuoco: altro elemento primordiale, vivo, pulsante.
Un fuoco che arde al centro del festival, portando avanti valori, cultura, musica, coesione e socialità. Ma è anche un fuoco che resiste, che lotta, che non si lascia spegnere né omologare. Un fuoco che brucia per affermare la propria voce.
Illustrazione di Stef Dupont